1) Come possono essere classificati i bisogni in base al loro grado di necessita?
Nell’Enciclopedia Einaudi i bisogni vengono suddivisi in naturali ed artificiali. I bisogni artificiali non dipendono dalla libera volontà del soggetto, ma dal lavoro d’insieme della società. Attualmente, i bisogni indotti costituiscono un sistema globale che si impone a tutti. Secondo Marx è la produzione che definisce i bisogni, il bisogno di produrre profitto impone i consumi. Il bisogno diviene quindi un fatto sociale, un elemento di omogeneità e, anche se artificiali, i bisogni finiscono per costituire una seconda ‘natura’, un modello di consumo elaborato nei paesi occidentali e diffuso in tutto il mondo. Il bisogno diventa una ‘prassi’ che si sviluppa a partire da una carenza, ormai costituita da un immaginario le cui radici affondano nella natura e nella cultura.
Nel cercare di individuare i bisogni fondamentali per ogni uomo, ci hanno aiutato la lista redatta dalla filosofa Martha Nussbaum (dal libro “Giustizia sociale e dignità umana”, Il Mulino) e il capitolo secondo della Costituzione dell'Ecuador approvata nel 2008. Tale capitolo parla dei “Diritti del buon vivere”.
Questi sono i bisogni che riteniamo fondamentali:
1. Un ambiente sano. Per noi e per le generazioni future. Non esiste l'uomo in senso astratto. Esiste l'uomo inserito in un ambiente. Se le condizioni della terra peggiorano al punto da diventare invivibili per l'uomo, tutti gli altri bisogni non hanno più senso. Non basta garantire che siano vivibili oggi per noi, ma che possano rimanere tali anche per chi verrà dopo.
2. Aria, acqua, cibo. In sostanza tutto ciò che riguarda il nutrimento fisico, adeguato e in quantità sufficiente.
3. Salute fisica. Mantenersi in buone condizioni di salute e avere accesso alle cure necessarie in caso di bisogno.
4. Sicurezza personale. Forse è compresa nel precedente. Qui si intende il bisogno di essere protetti dalle aggressioni e dalle violenze, dentro e fuori di casa. L'integrità fisica.
5. Abitazione. A tutti andrebbe garantita una abitazione confortevole e sicura. Certo ogni cultura ne ha una idea diversa.
6. Identità personale, riconosciuta e universale. Ognuno ha bisogno di avere un nome e una identità precisa, e che gli venga riconosciuta dagli altri. Ovunque vada.
7. Educazione. Intesa sia come istruzione (bisogno di incamerare nozioni) sia nella concezione più ampia di sviluppo delle proprie potenzialità: intellettive, emotive, immaginative, corporee, spirituali..
8. Bisogno di relazionarsi. Intesa nel senso più semplice di socialità. In quello più articolato di appartenenza a una comunità. E anche nel senso di acquisire la capacità di amare, riprodursi e formare una famiglia ( non abbiamo approfondito il concetto di famiglia).
9. Libertà di movimento, pensiero e azione. La libertà di muoversi da un posto all'altro senza dover subire inutili limitazioni. Libertà di pensare senza imposizioni, di esprimere le proprie idee senza vincoli e di agire in modo autonomo nel rispetto dei bisogni fondamentali di tutti quanti.
10. Accesso a una informazione libera e corretta. Si intende il bisogno di avere a disposizione gli strumenti per giungere a farsi una idea sufficientemente corretta e veritiera di ciò che succede intorno a noi e nel mondo.
Rispetto alla distinzione tra bisogni fondamentali e optional, suggerita dal CNMS, ci riconosciamo in questa suddivisione, pur restando consapevoli del fatto che i bisogni umani sono più numerosi dei 10 enumerati, ma che non sono fondamentali per una vita dignitosa e autenticamente umana.
Quale correlazione tra bisogni fondamentali e diritti, e quindi dei doveri?
Il significato dei due concetti ci sembra molto simile, in parte sovrapponibile. Pensiamo che i “diritti” siano i mezzi per arrivare al soddisfacimento dei “bisogni fondamentali”, dunque le regole che si dà la società per soddisfare i bisogni. Questo forse implica che i bisogni fondamentali (che sono gli stessi per tutti gli abitanti della terra) possano essere realizzati da diritti diversi, a seconda del contesto culturale in cui si vive.
Inoltre, se esigiamo che la comunità ci riconosca e ci garantisca il “diritto” di soddisfare i “bisogni fondamentali”, questo implica che ognuno (di conseguenza) abbia il “dovere” di mettere a disposizione il suo contributo alla comunità. Non è solo una questione di dovere morale, ma di reciprocità. Un patto di rispetto e di mutuo aiuto tra la comunità e i singoli individui, che comporta anche l’individuazione delle risorse economiche per potenziare lo sviluppo dell’economia pubblica. Sono pubbliche, quindi della comunità, le risorse naturali e dovrebbero esserlo le reti delle infrastrutture.
2) In una situazione di risorse e spazi ambientali limitati a quali bisogni dare priorità? E' possibile immaginare un'economia equa e sostenibile senza programmazione?
Per noi programmare l'economia significa individuare i bisogni fondamentali delle persone, quindi quantificare e ripartire le risorse necessarie per soddisfarli. Programmazione crediamo significhi più Stato e meno Mercato. La programmazione spetta alla comunità, a tutti i livelli, da quello più alto (comunità sovranazionale) a quello più basso (comunità locale). Tuttavia la prospettiva di un progetto politico, come è il nostro, crediamo debba essere universale. I bisogni vanno riconosciuti a tutti. Nessuna comunità parziale può permettersi scelte che vanno a incidere negativamente sul soddisfacimento dei bisogni fondamentali di persone che vivono in altre parti del mondo. Fatti salvi i bisogni fondamentali per tutti gli abitanti della terra (che in luoghi diversi si declineranno secondo modalità diverse) ogni comunità deve essere libera di programmare e di gestirsi in modo creativo.
3-4-5) Quali bisogni possono essere soddisfatti tramite il fai da te e gli scambi di vicinato? Quali debbono essere affidati all'economia pubblica? Quali possono essere soddisfatti tramite il mercato?
Come specificato anche nelle domande del CNMS (non sappiamo se volutamente) riteniamo che il Mercato e il Fai da te “possano” in alcuni casi soddisfare i bisogni fondamentali delle persone, mentre l'Economia pubblica “debba” farlo. La questione non è semplice. Ci siamo chiesti anche: se diciamo che i bisogni fondamentali devono essere garantiti, come è possibile lasciare il loro soddisfacimento al Fai da Te e al Mercato, i quali di per sé non seguono spontaneamente la logica del rispetto dei bisogni di tutti? L’economia pubblica non ha come fine il profitto, ma il soddisfacimento dei bisogni primari o fondamentali. Ciò da cui non si può prescindere è che i bisogni fondamentali siano garantiti a tutti gli abitanti della terra. Non solo a quelli della propria comunità. Perché questo sia possibile riteniamo necessaria la vigilanza e la direzione da parte delle ‘Istituzioni’ e dell'Economia pubblica. I quali potranno avvalersi sia del contributo del Fai da te sia del Mercato. Compito delle ‘istituzioni’ sarà la ‘governance’, nel pubblico e nel privato, dell’organizzazione sociale che si daranno i cittadini nel continuo processo di cambiamento. I cittadini, le loro comunità e le loro istituzioni, resteranno i soggetti competenti e costituenti degli indirizzi dell’economia, perché nella fase di transizione ad un nuovo mondo, le istituzioni dovranno essere di sostegno al processo, in una ‘configurazione plastica e pluralistica’ (Negri-Hardt, Comunità, oltre il pubblico e il privato, Rizzoli, sett. 2010). Loro compito sarà comunque quello di regolare ogni ‘attore’ che voglia operare nel capo del soddisfacimento dei bisogni fondamentali. Quindi non escludiamo il privato o il fai da te in questi settori, ma li subordiniamo al controllo delle istituzioni.
Relativamente ai bisogni non fondamentali, sarà il mercato a regolare gli ‘attori’ sempre nei limiti che la comunità avrà definito (regole e controlli del ‘libero’ mercato). I bisogni non fondamentali, quindi, possono essere affrontati e risolti con l’aiuto dell’economia di mercato. Il Fai da Te è una modalità per affrontare bisogni, primari o secondari, comunque in una visione non economicistica, ma sviluppando socialità, baratto, spirito solidaristico, reciproca mutualità e felicità, forza liberatrice e propulsiva del processo di transizione.